Il 1960 fu un anno cruciale nella storia politica italiana, segnato dalla profonda crisi del Governo Tambroni. In un’Italia in bilico tra modernizzazione e fragilità istituzionale, questo breve ma intenso periodo mise in luce le tensioni sociali e le divisioni ideologiche che attraversavano il Paese, come descritto nelle fonti.
La Formazione Inattesa del Governo Tambroni
Dopo le dimissioni del governo Segni nel febbraio 1960, la Democrazia Cristiana (DC) faticò a trovare una maggioranza stabile. In questo contesto di incertezza politica, il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi affidò l’incarico a Fernando Tambroni, nella speranza di una soluzione temporanea. Tuttavia, per ottenere la fiducia, il Governo Tambroni dovette cercare appoggio esterno.


L’Appoggio del MSI e le Sue Implicazioni
La svolta controversa fu l’accettazione dei voti del Movimento Sociale Italiano (MSI), un partito neofascista fino ad allora escluso dalla maggioranza governativa. L’approvazione della fiducia l’8 aprile 1960, con una risicata maggioranza, scatenò immediate e forti reazioni negative in tutto il Paese. L’opposizione democratica denunciò con veemenza questa alleanza con la destra neofascista.
Proteste Popolari e Repressione
L’appoggio del MSI al Governo Tambroni generò un’ondata di proteste e manifestazioni popolari. La decisione del MSI di tenere il suo congresso a Genova, città simbolo della Resistenza, esacerbò ulteriormente gli animi, portando a violenti scontri. Il culmine della repressione si raggiunse a Reggio Emilia nel luglio 1960, con la tragica morte di cinque operai.


La Fragile Fine del Governo Tambroni
La crescente tensione sociale e politica rese la posizione del Governo Tambroni insostenibile. Sotto la pressione dell’opinione pubblica e dello stesso partito della DC, Fernando Tambroni rassegnò le dimissioni nel luglio 1960. Questa crisi politica lasciò una “profonda cicatrice nella storia della Prima Repubblica”.
Le Conseguenze della Crisi
Il fallimento del Governo Tambroni portò a una rilettura delle alleanze politiche da parte della DC. Si comprese che un’apertura alla destra estrema era impraticabile, aprendo la strada alla strategia del centrosinistra con il Partito Socialista Italiano (PSI) negli anni successivi. Il 1960 rimase un anno cruciale, in cui il rischio di una “deriva autoritaria venne sventato grazie alla mobilitazione popolare e alla presa di coscienza delle forze democratiche”.